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DANZA
ELOGIO DELLA VECCHIAIA di Anouscka Brodacz
In scena il 2 dicembre al Florian Espace, Pescara

Che cos'è la vecchiaia? E quando inizia? Perché se la vecchiaia è qualcosa di reale, ci sarà pure un segnale realmente riconoscibile che ne contraddistingue l'ingresso, un colore che demarca la sua diversità rispetto al prima. Prima? La memorabile, innominabile giovinezza, nascosta tra le pieghe della carne più che trattenuta nelle nebbie del ricordo.
E' questa sospensione di puri interrogativi il terreno a cui sembra voler ricondurre “Elogio della Vecchiaia” di Anouscka Brodacz, con l'intenzione più di indugiarvi e crogiolare che non di apporvi risposte. Perché rispondere brucia comunque del tempo e con la vecchiaia il tempo acquisisce valore. Necessariamente. 
Lo spazio vuoto del palco appare proprio come un grande contenitore che sottolinea la mole temporale, la sua massa schiacciante, il suo volume avvolgente quanto impalpabile, dove assenze corporee e presenze riemerse dalla memoria si incrociano senza più distinzione, quanto meno in termini di importanza. Il bianco dello schermo diventa nudità, che non è spudoratezza ma libertà da pallidi tabù che finalmente hanno perso la loro categoria di imperativo.
Certo, in questa nudità il ricordo del passato irrompe e ritorna con frequenza carsica, e la fune che in scena lega il corpo della performer a questo fondale identitario sparge sull'inizio della performance le tonalità della nostalgia. Eppure l'andamento portante del percorso che segue è cadenzato dal tratto dell'ironia in misura dominante. Così, quella fune -ora simile ad un tardivo cordone materno, ora ad un sinistro strumento di tortura autoinflitta- scompare presto, per lasciare spazio ad una intera serie di suggestioni, cadenzate da altrettanti segni di scena: non si tratta di simboli infatti, ma di oggetti concreti, tangibili, che vengono vestiti, manipolati o incorporati nei movimenti di Anouscka Brodacz. Veli che sono maschere auto-ironiche e non più strumenti di seduzione, specchi che deformano ed espandono ma non rassicurano, strascichi dai colori tetri o vitalissimi, da far librare in uno spazio che torna fulcro d'energia concentrica pur mantenendo la profondità del suo vuoto. 
L'immagine proiettata supera il concetto del ricordo personale per farsi fantasia eterna di una freschezza corporea opulenta, a cui si può solo aderire per meri tentativi di sovrapposizione, oppure rinunciare con leggerezza conquistata e mai posseduta prima. In questa rifrazione estrema del tempo scenico, trovano spazio -a dire il vero- tentativi di risposta agli interrogativi lanciati, eppure questi sembrano sottolineare la vaghezza misterica del quesito più che risolverlo, più che annullarlo, lasciandolo pendulo come il tempo ciclico di una giornata da vivere, oggi come allora.

Paolo Verlengia

ELOGIO DELLA VECCHIAIA” (15 haiku sullo scorrere del tempo)
Ideazione, interpretazione e regia: Anouscka Brodacz
Elaborazione suono e musica live: Globster
Video e computer grafica: Mic
Collaborazione artistica: Irene Placidi
Specchio di scena: Marco Mazzei
Produzione: Gruppo Alhena
Co-produzione: Gruppo E-motion

Florian Metateatro – Stagione 2016-17 “Teatro d'autore ed altri linguaggi/Corpo di scena”




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