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“CINQUE AGOSTO”: POTERE LOCAL DELLA PROVINCIA, VALORE GLOBAL DELLA MEMORIA
Debutto trascinante per lo spettacolo scritto, diretto ed interpretato da Serena di Gregorio
 C’è sempre un interesse speciale per la prima di uno spettacolo, come per effetto di una sorta di legge non scritta, incastrata nei meccanismi stessi del teatro assieme alle assi, alle funi ed alle luci di scena. L’interesse si fa ancor più speciale però se il debutto riguarda uno spettacolo finalista del “Premio Scenario”: l’ufficialità della dicitura in questo caso sta infatti ad inglobare un processo creativo estremamente lungo e selettivo, secondo il quale i progetti inediti di artisti esordienti devono superare una concorrenza sempre più folta ed agguerrita, lungo un percorso strutturato in molteplici fasi di sbarramento sotto il giudizio di commissioni via via diverse, ma sempre composte da operatori teatrali intenzionati a valutare la fattibilità scenica dei lavori esaminati.   Lo sa bene Serena Di Gregorio, che facendo appello alla sua debordante ironia ama parlare di una piccola “gestazione” riguardo al compimento del suo Cinque Agosto, lo spettacolo che –dopo aver raggiunto la fase finale in una particolarmente prestigiosa edizione 2013 del Premio Scenario- ha finalmente debuttato in anteprima nazionale sul palco del Florian Espace il 31 gennaio, replicando poi con successo la performance nei due giorni seguenti.  A dire il vero, l’avevamo già ammirata qui a Pescara ai primi di ottobre in occasione di “Speciale Scenario 2013”, una gremitissima rassegna di due giorni organizzata proprio dal Florian, in cui una “pregiata” selezione di finalisti del premio mostrava una performance di venti minuti estratta da una messinscena completa ancora in fase di elaborazione. In quell’affresco autunnale Cinque Agosto aveva colpito nel segno, mostrando in misura concentrata tutti i punti di forza dello spettacolo, lasciando al contempo dietro di sé un interrogativo: riuscirà una performance così intensa e delicata a mantenere intatta la sua raffinata minuzia anche oltre i tempi della durata breve?
Era dunque questo il sistema delle attese che avvolgeva la prima effettiva di Serena Di Gregorio in un lavoro integralmente individuale, che un destino imperscrutabile sembrava aver collocato scientemente nell’ultimo giorno di gennaio. La saggezza popolare –che tanta risonanza trova nel suo spettacolo- parlerebbe dei “giorni della merla” per questa porzione dell’anno, alludendo ai rigori ed alle insidie che possono agitarsi in un colpo di coda della stagione invernale. Ed in effetti le bizzarrie di una natura pura ed incoercibile condensano nel titolo, pur trasferendoci energicamente dentro una dimensione estiva ancora distante: il cinque di agosto, per l’appunto, data della festa intitolata alla Madonna della Neve, secondo una delle tradizioni meno conosciute del nostro folclore regionale. Ma su questo punto torneremo a tempo debito; per intanto, va detto subito che lo spettacolo è andato più che bene anche in versione completa, tanto da sospingere “a grande richiesta” l’organizzazione di ulteriori due repliche che si terranno nei giorni del 9 e del 10 di marzo 2014 sempre sul palco del Florian Espace.   Come regolarmente accade nelle vicende teatrali, la storia di uno spettacolo azzeccato è sempre una storia dai contorni quasi “romanzeschi”, se si vuole evitare il pleonasmo con l’attributo teatrale: nata e cresciuta a Montesilvano, Serena Di Gregorio ha speso gli ultimi quindici anni nel “profondo Nord” tra formazione accademica (prima a Milano, poi ad Udine) ed un’esperienza professionale da subito intensa, nonché di primissima qualità, tanto da condurla sulla soglia dei trentacinque anni ad una necessaria parentesi di riflessione. “Nel mezzo del cammin” di una vita vissuta velocissimamente, Serena ha sentito il bisogno di ripartire dalle sue radici territoriali ma anche di recuperare una dimensione individuale del lavoro artistico, con tutte le difficoltà del caso. Il Premio Scenario -con la sua trafila laboriosa ed il suo rigore qualitativo- sembrava rispondere nella maniera più opportuna a questo anelito, ma imponeva una tempistica netta da cogliere al volo e senza esitazioni di sorta: i trentacinque anni rappresentano difatti il limite regolamentare per la partecipazione al concorso. Ecco dunque la cornice del “romanzo teatrale” in cui è venuto alla luce Cinque Agosto: ora o mai più, per dare un senso speciale ad una voce interiore e
trasformarla in un momento di crescita artistica. Se poi si aggiunge il fatto che la data menzionata nel titolo dello spettacolo coincide con quella del compleanno di Serena, allora il materiale è ben colmo per ogni trattamento romanzesco, psico-drammatico o semplicemente teatrale.  Questo coacervo di fattori ha portato secondo chimiche e proporzioni difficilmente misurabili al risultato di un lavoro dalla precisione millimetrica, dove la bravura istrionica dell’attrice si pone al servizio di un soggetto più grande della pura spettacolarità di una tecnica personale pur capace di ammaliare e coprire senza lacune lo spazio fisico della scena e quello temporale dello spettacolo. Cinque Agosto è senz’altro una prova d’attrice –per altro abbondantemente vinta, visto il caleidoscopio di maschere ed espressioni mimiche, plastiche e vocali che passano senza posa davanti agli occhi dello spettatore- ma è soprattutto uno spettacolo di teatro, ovvero un soggetto autonomo dalla performance individuale, una partitura combinata di testo e linguaggio scenico.  Posta in questi termini, la descrizione parrebbe però alludere ad uno spettacolo difficile ed elitario, frutto di una teatralità scientifica, narcisistica e magari un po’snob: nulla di più lontano da questo e la smentita migliore viene dalla partecipazione divertita oltre che nutrita degli spettatori per tutte e tre le serate della sua anteprima. Ed allora, una volta che lo spettacolo ha conosciuto il suo lungamente atteso debutto e si appresta a varare il circuito delle repliche, è forse più giusto abbandonare il solco delle interpretazioni per parlare finalmente come si conviene ad un prodotto compiuto, esposto sul “banco” dell’offerta culturale in questa parte di stagione.   Perché vederlo? La risposta più immediata sarebbe in realtà una contro-domanda: perché perderselo? Cinque Agosto è uno spettacolo dalla capacità aggregante, in grado di parlare a tutte le tipologie di pubblico, agli spettatori abituali del teatro come a chi di norma familiarizza poco con l’ambiente e con il linguaggio teatrale, ai giovanissimi come ai mediamente giovani o a coloro che giovani sono stati, per via di un soggetto con cui Serena di Gregorio ha inteso approfondire il tema della memoria, importante per la sua persona prima che per la sua professione. Ma la memoria rievocata in Cinque Agosto non ha i toni seriosi del documento storico né le forme rigide del teatro di narrazione. Per contro dà spettacolo di sé attraverso la storia di una festa dal candore popolare e fiabesco, dedicata al miracolo che la tradizione locale suole attribuire alla Madonna, per via di una leggendaria nevicata estiva che avrebbe salvato dalla siccità una comunità evidentemente ancora agreste in un passato imprecisato, perduto nella zona immemore del racconto tramandato di persona in persona come mito unificante ed identitario.   Perché vederlo? Perché come accade solo quando il teatro è vero teatro, la brillantezza di un testo non si impone nella dimensione della lettura o della meditazione, ma si fa spettacolo tutto per gli occhi, senza con ciò perdere nulla in quanto a profondità di contenuti. La scrittura di Serena di Gregorio guadagna i primi carati di purezza artistica proprio nel condensare i racconti da lei setacciati personalmente sul territorio, trasformandoli in oggetti visibili, sia sotto forma di elementi di scena che di emblemi verbali. Lungo i cinquanta minuti dello spettacolo, Serena compone quasi da ferma una gestografia continua, dove praticamente ogni parola trova la sua codificazione corporea come in una danza orientale, per una performance di enorme dispendio energetico benché dissimulata dietro una veste folk spumeggiante ed una fissità scenica solo apparente, ma che in realtà assomiglia ad un rigoroso numero di equilibrismo.   Perché vederlo? Perché raramente si incontra tanta qualità in un’unica soluzione, anche per chi frequenta con regolarità i teatri del circuito ufficiale. L’effettistica attorica di Serena di Gregorio si fonde con quella del congegno scenografico realizzato assieme ad un artista visuale come Paride Petrei, secondo il modello di un carillon di ricordi che però non dimentica mai la sua funzionalità di scena. Movimenti e sonorità dell’attrice si intrecciano quasi magicamente con le “animazioni” di una scenografia illusionistica che in momenti circoscritti vive e respira, cadenzando l’impaginazione di una storia che dietro il pretesto della festa fa rivivere una intera pagina di storia nazionale, dal dopoguerra all’industrializzazione.
 Ma soprattutto non va dimenticato un dato assolutamente fondamentale per cui è assolutamente consigliabile la visione di Cinque Agosto: si ride moltissimo, di cuore, e ci si emoziona al contempo. Le mirabilia già commentate fanno da pura strumentazione di fondo mirate a questo unico effetto, quasi nascondendosi e mimetizzandosi tra buio e luce. Eppure è solo grazie ad una maestria profondissima che il racconto nazional-popolare riesce a sfuggire dalle sacche automatiche della retorica. Allo stesso modo è solo per via di momenti di artisticità autentica che nella seconda parte dello spettacolo l’emozione riesce a vincere le ultime resistenze anche negli spettatori più scafati. Si produce allora quell’alchimia rara per cui ciò che rimane e si porta con sé a fine serata -in fondo alle reazioni più immediate- è una forma più raccolta di emozione, quella sorta di commozione che solo sa toccare in un lavoro artistico non l’esibizione né il tema, ma la cura infinitesimale del dettaglio minimo, come quella mostrata in Cinque Agosto da Serena Di Gregorio ed iniettata sottopelle tramite il rito dello spettacolo dal vivo. 
                                                                                                  Paolo Verlengia

Cinque Agosto, di/con S. Di Gregorio, 31/01-2/02 e 9-10/03/2014 Florian Espace, Pescara  

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