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IL SAPORE DELL’ARTE E L’ESSENZA DELLA CREAZIONE
Debutta a Pescara il recital di Carlo Vanoni “L’arte è una caramella”
Qual è la funzione del teatro? Quali le sue regole e le sue convenzioni imprescindibili? E fino a quali limiti esse sono elastiche o al contrario quanto sono conservative e rigide? E’ tale il coacervo di quesiti sollevato dal recital proposto da Carlo Vanoni ed andato in scena a Pescara in anteprima nazionale nella sua forma compiuta e definitiva. Ed è già difficile individuare la definizione più appropriata per un format decisamente ibrido. Stiamo parlando di uno spettacolo? Di una conferenza? Di una lectio magistralis o di una visita guidata entro i meandri fluidi di una esposizione virtuale adatta agli strumenti ed alla comunicazione del terzo millennio? Il titolo, L’arte è una caramella, gioca ad aggiungere quote di dubbio sulla natura specifica dell’evento, benché tradisca una traccia inconfutabile di informazione: l’oggetto di osservazione è il mondo dell’arte o per lo meno tale è l’aspettativa che si intende creare. Il secondo indizio a conferma della “pista investigativa” intrapresa è dato dal profilo del protagonista fisico della performance, sia che si tratti di uno show o di una conferenza: Carlo Vanoni di professione è consulente per varie gallerie d’arte e l’approdo sul terreno ligneo del palcoscenico teatrale ha dunque i connotati del debutto e della sfida. E benché i confini di un campo semantico oltre che formale come quello dell’arte siano per definizione ambigui e soggetti ad aggiornamento costante, appare finalmente chiaro che stiamo discettando circa una operazione di ibridazione tra pittura e spettacolo. Difatti, stringendo ancor più forzosamente parole e concetti, giungiamo al dato per cui l’attività prevalente di Vanoni consiste nel vendere quadri, mentre la maggior parte della sua popolarità personale è dovuta alla sua attività televisiva su di uno storico canale tematico dedicato alla televendita di opere d’arte; a completamento della sua alacrità mediatica, Vanoni ha inoltre intrapreso una diversificata e crescente attività divulgativa concretizzata sotto forma di cicli di conferenze, presenze radiofoniche assidue sulle principali emittenti nazionali e la pubblicazione di un libro dal titolo provocatorio, A letto con Monna Lisa (scritto assieme a Luca Berta, di recente tradotto anche in lingua inglese e prossimo all’edizione in lingua tedesca).
Gli sconfinamenti da un ambito all’altro sono dunque la vera costante di L’arte è una caramella sin dalle sue origini più implicite, coinvolgendo sul medesimo asse tutti i protagonisti attivi su vari livelli nella produzione dell’evento: il disegno scenico al percorso tematico concepito da Vanoni è firmato da Gianmarco Montesano, il cui profilo artistico è contrassegnato proprio dalla contaminazione tra pittura e linguaggio scenico che ha condotto qualche decennio fa alla costituzione programmatica di una compagnia teatrale d’innovazione; quella medesima compagnia risponde al nome di Florian Teatro, che oltre ad essersi prodotto energicamente nell’organizzazione di questa prima pescarese, ha prestato le voci che nel corso della performance animano gli effetti sonori fuori campo, realizzandone le registrazioni assieme ai propri attori (Giulia Basel, Massimo Vellaccio, Umberto Marchesani, Marcella Brunetti, Luigia Tamburro); lo spazio Matta infine, partecipa come cornice ideale al gioco delle ibridazioni, vista la sua genesi di spazio industriale successivamente riabilitato ad uso artistico e vista inoltre la predilezione specifica verso l’ospitalità di eventi diversi, che vanno dal concerto musicale, alla performance teatrale all’esposizione artistica.
Ma anche e soprattutto Carlo Vanoni è protagonista di un percorso che intreccia sin dalle origini la muta espressività della pittura o dell’oggetto d’esposizione con la comunicazione attiva e possibilmente con l’interazione del pubblico, facendo della critica e divulgazione artistica un evento spettacolare, secondo un processo alchemico che avviene prendendo in prestito proprio al teatro la nozione di arte in movimento. Precedentemente agli studi in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, Vanoni si è formato in Sociologia, con indirizzo “Mass Media e Comunicazione” e tale conoscenza prima teorica e poi pratica della transazione iperveloce a prova di zapping televisivo deve aver agito in misura decisiva nello sdoganare il discorso sull’arte dalle angustie di una polverosa musealità e dalla prospettiva di un salotto elitario per dotti (e soprattutto per pochi).
Ma può dunque il teatro rappresentare uno step ulteriore per chi ha già conosciuto le mirabilia dei canali comunicativi ad esso successivi nella storia dell’evoluzione umana? Evidentemente sì, è la risposta implicita che viene dalle premesse a L’arte è una caramella. Dai tempi antichissimi dei cantastorie, quindi degli imbonitori e dei predicatori, la seduzione della teatralità resta intatta più per i performer che non per il pubblico, per via di una copresenza mutuamente calorosa attorno ad un evento effimero. E’ per questo che perdurano con motivazione incrementale i concerti live, gli incontri sportivi ma anche i comizi politici, che già in età classica sfruttavano volentieri la sede architettonica dei teatri. E se oggi il pubblico teatrale si approccia spesso allo spettacolo con l’atteggiamento comprensivo e caritatevole del sostenitore di una arte fragile di matrice archeologica, il performer che sceglie il teatro –sia esso il politico, il giornalista o l’artista- non è mosso minimamente dalla ricerca di intimità. Tutt’altro: nessun tipo di uditorio sarà incline alla soddisfazione del narcisismo del performer quanto il raccolto pubblico teatrale, proprio per via dell’atteggiamento virtuoso che lo spettatore di teatro decide distortamente di incarnare, già uscendo di casa come per assolvere ad un compito umanitario e culturale, non di semplice e soprattutto pura fruizione.
E’ dunque facile ancor più che possibile rubare spazi e frammenti di teatralità, ma è scivolosissima la strada che conduce dell’arte teatrale, la quale è fatta da una soluzione di laboriosa semplicità, raggiungibile secondo ricette misteriose tramite livelli consecutivi di abnegazione ed auto-sublimazione. Siamo in ciò alle fondamenta della creazione scenica investigata proprio come mistero -non già come metodo- da un vero e proprio esploratore dell’umano quale Kostantin Stanislavskij, per il quale non a caso la tecnica sconfinava nell’etica (amare l’arte, non sé stessi attraverso di essa). L’arte è una caramella di Carlo Vanoni ha il merito strutturale di ripristinare questo tipo di riflessioni, a cui si aggiunge quello tematico di fornire un approccio desacralizzato verso la fruizione artistica, individuando in tale demitizzazione non già uno strumento distruttivo o provocatorio, quanto la liberazione da visioni condizionate e limitanti. In un’ora e mezza di monologo condito ed intervallato da suggestioni plurime (visive, acustiche, sceniche), Vanoni coinvolge il pubblico in un viaggio virtualmente secolare da Giotto e Leonardo alle rarefatte decostruzioni di Wharol e Duchamp, passando tra gli altri per Picasso, Francis Bacon o Jackson Pollock. Ben oltre però la suggestiva velocità di una carrellata cronologica (celebrata dal sottotitolo “A solo da Monna Lisa ai giorni nostri”), è meritoria la poetica del discorso che attraverso di essa viene dipanato: rivelare il valore intrinseco del contemporaneo equivale a riattivare lo sguardo sull’oggi, un tautologico senso di appartenenza al proprio tempo più difficile da affermare che non da distruggere, schernire o negare (si veda al riguardo l’esempio recente dato dal mix di formalismo, accumulo e successo relativamente ad una pellicola come La Grande Bellezza).

E’ questo lo sconfinamento ultimo operato in L’arte è una caramella, quello più interessante e prezioso ma che proprio per questo risulta meno immediato sensorialmente accanto agli altri effetti narrativi e sinestetici presenti. Trasparente è d’altronde la sostanza di un principio che non si limita all’applicazione settoriale (all’arte o alla storiografia), ma che trova il suo senso specifico nel cambiare lo sguardo quotidiano, aprendo ad una bellezza da irradiare più che da ricevere. Tuttavia, se questo è il significato della performance, bisogna valutare le formule e gli strumenti modulati per la sua messa in scena. Il disegno scenico concepito da Vanoni e Montesano prevede la presenza di una dotazione fortemente tecnologica (un maxi-schermo per diapositive sul fondale, una consolle di comandi elettronici al centro della scena e due chitarre elettriche, una 335 ed una stratocaster) controbilanciata da oggetti più ingenui e simbolici come un carillon, una radio d’epoca e soprattutto una montagna di caramelle colorate in proscenio, trasformando complessivamente il palcoscenico in una pedana versatile e percorribile come strumento adatto all’attivazione di suggestioni differenziate lungo l’asse temporale della performance. Il nucleo drammaturgico è efficacemente elaborato attorno all’opera dell’artista cubano Félix Gonzàles Torres, che raccorda il finale con l’icona della caramella, il cui rebus aleggiava già inizialmente sia nel titolo che nell’installazione di proscenio. All’atto pratico però la performance di Vanoni risulta zavorrata da una scaletta carica di espedienti piuttosto elementari: ci si riferisce in particolare agli elementi non necessari allo sviluppo del soggetto, sovrapposti come effettistica superflua mirata nelle intenzioni a facilitare la fruizione o ad alleggerirla o forse a renderla accattivante (preoccupazione che denota in sé le lacune dell’impianto testuale e scenico). In realtà, in teatro la spettacolarità non è mai il risultato di una somma bensì quello di una sintesi, ed ancor più di una metodica sottrazione e purificazione che conduce con efficacia esclusiva all’unico risultato realmente artistico ed autenticamente umano: la naturalità dell’atto.
Resta interessante il format ibrido tra dissertazione e show, per una performance che non potrà che migliorare in fluidità nel corso delle repliche.
                                                                                                                  Paolo Verlengia   
L’arte è una caramella, di/con C. Vanoni, 30 marzo 2014 – Spazio Marra, Pescara

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