DRAMA
SOUND CITY di Stalker Teatro
Andato
in scena il 21 e il 22 aprile al Florian Espace (Pescara)
La
primissima impressione che si riceve mentre si assiste a “Drama
Sound City” è quella di trovarsi davanti ad un lavoro ricercato,
condotto a partire da un progetto di spettacolo in cui l'idea di
partenza viene sottoposta ad un processo di manipolazione ed
astrazione, fino ad incontrare il suo punto di coagulo più denso. E'
un dato importante, anche se solo il più immediato, perché
costituisce un antidoto salvifico contro la frustrazione dello
spettatore, ovvero quel male oscuro e spesso trascurato che proviene
dalla per contro celebratissima “crisi del teatro” o della
politica culturale nel nostro sistema Paese.
La
compagnia Stalker di Torino dà prova di un linguaggio artistico
compiuto, costruito lungo un quarantennio di attività condotta lungo
direttrici ampie, dai campi dell'animazione teatrale a quelli
dell'arte visuale (su tutte, la collaborazione con Michelangelo
Pistoletto).
In
“Drama Sound City” la traccia di questa crasi si può in effetti
scorgere in maniera leggibile: il lavoro rinuncia in partenza ad ogni
strutturazione narrativa o drammaturgica, rimanendo fedele ai canoni
asciutti della performance. La parola subentra come segno tra i
segni, per addensare un arcipelago di isole verbali, sotto la forma
di una traccia registrata che accompagna con toni ora vellutati ora
visionari gli snodi dell'azione, alla maniera di una didascalia
evocativa più che esplicativa. E' l'azione infatti ad assumere
connotati drammaturgici, sempre però intesa come strumento di
immagini dinamiche ed autonome, capaci di assumere entro di sé
l'intera gamma del significato, proprio come avviene nell'arte
visuale. In questa intelaiatura di linguaggi e ruoli redistribuiti,
la musica rifugge dalla funzione dell'accompagnamento per farsi
azione e performance essa stessa: sul fondale trova posto una
postazione tecnica, dalla quale viene eseguito al momento un concerto
di sonorità elettroniche, a cui è inoltre demandato il compito di
predisporre sensorialmente il tema complessivo: la città
contemporanea, con particolare focalizzazione sul topos della
periferia.
In
scena, i tre performer si muovono con precisione tattica, ma
principalmente operano ad animare i materiali che figurano
inizialmente come scenari fissi, rivelandone le imprevedibili
evoluzioni versatili. Poi con fantasia illusionistica da nouveau
cirque, si attinge a materiali aggiuntivi collocati fuori scena,
dove scompaiono nuovamente con estrema pulizia d'azione dopo aver
dato vita a quadri di spettacolarità diafana eppure estrema.
Un
disegno luci rigoroso e dinamico ritaglia i diversi quadri
performativi secondo una sapienza eminentemente teatrale. Non manca
infatti, in questa prova di perfezione tecnicale, il lampo
dell'infrazione, giocata in termini più genuinamente scenici ed
attorici, ad affrescare in un numero di trasformismo brillante
l'immagine di una città babelica, crogiolo di colori e diversità
contraddittorie, pur visitata con l'occhio puro del flaneur,
lasciando chiuso o soltanto socchiuso lo sguardo della
denuncia sociale. Ottimo.
Paolo
Verlengia
TEATRIONLINE
(Il Portale Italiano dell'Informazione Teatrale)
www.teatrionline.
com
DRAMA SOUND CITY
di Stalker Teatro (Torino)
con
Elena Pisu, Dario Prazzoli, Stefano Bosco
progetto e regia: Gabriele Boccacini
progetto e regia: Gabriele Boccacini
musiche
originali: OZmotic (Stanislao Lesnoj e SmZ ), eseguite in scena da
Smz
disegno
luci: Andrea Sancio Sangiorgi
Florian
MetaTeatro, Stagione 2016-17 “Teatro d'autore e altri linguaggi /
Performing art and electro sound”
in collaborazione con Deposito dei Segni
in collaborazione con Deposito dei Segni
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