“PICCOLA
ANTIGONE E CARA MEDEA” DEL KISMET
In scena al Florian Espace il 4 novembre 2016
“Piccola
Antigone e Cara Medea” del Kismet è davvero uno spettacolo che
vive della fusione tra due personalità: quella del drammaturgo,
Antonio Tarantino, e quella di Teresa Ludovico, regista ed interprete
di questo lavoro, completato in scena dalla presenza di Vito
Carbonara. I due atti unici ideati da Tarantino vengono “cuciti”
dalla Ludovico nella forma di un unico testo, legato da cinque
“intermezzi tragici” che la regista estrapola sempre dalla
produzione del drammaturgo trentino, torinese d'adozione.
C'è
in effetti alla base dello spettacolo una conoscenza profonda
dell'opera, delle motivazioni e persino della persona dell'autore.
L'incontro con la scrittura di Tarantino risale agli anni '80 ed ha
avuto per la Ludovico i crismi della folgorazione, tanto da innescare
l'inizio di un rapporto di scena prolungato, cadenzato da incontri,
letture sceniche ed allestimenti completi prodotti negli anni dal
Kismet.
Ma la
fusione a cui si alludeva in apertura di articolo poggia fortemente
sul contributo scenico prestato da Teresa Ludovico sotto vari fronti.
Innanzi tutto il ritmo sostenuto della recitazione con cui l'attrice
porge il testo, provvedendo ad una chiave sia stilistica che
interpretativa dello stesso. La performance viene così sottratta ad
ogni tentazione di lettura realistica, psicologica o drammatica,
esaltando per contro la miscela grottesca che si alligna nelle sue
maglie. Ci sono poi i brani musicali -ora fatui, ora più graffianti-
che la regista utilizza per incorniciare i diversi quadri e che va a
riempire in qualità di performer con piccole partiture
gestografiche o danze auto-ironiche. Queste, al di là del loro peso
coreutico, valgono ad inscrivere la musica nella temporalità dello
spettacolo (diventano ovvero delle scene vere e proprie, al pari dei
momenti parlati e recitati).
Il
linguaggio complessivo viene così ad assumere la consistenza di un
impasto intenzionalmente contrastivo, diremo “agrodolce”, che
ricorda la struttura del cabaret per toni e composizione: i momenti
musicali si intarsiano nell'impaginazione drammaturgica alla stregua
di sketch senza parole, trovando completamento con gli
intermezzi recitati da Vito Carbonara a metà spettacolo, ed i due
atti unici vengono inglobati in una successione di quadri, dove
ognuno spezza l'emotività ed il protagonismo dell'altro, finendo per
apparire come nulla più dei numeri principali di un varietà dalle
tinte originali.
In
questo modo, ciò che resta delle due eroine tragiche rivisitate da
Antonio Tarantino (Antigone è una prostituta disincantata e Medea
una profuga cecena) viene dissacrato una seconda volta per effetto
della resa scenica disegnata da Teresa Ludovico. Si tratta
naturalmente di una dissacrazione pianificata e perseguita con fini
artistici costruttivi: ogni patina di eroismo dei personaggi viene
rimossa e riempita dalla fallace umanità delle loro persone, la cui
sofferenza e resistenza caparbia non viene irrisa da una comicità
dominante nel primo quadro, più controllata ed amara nel secondo.
Paolo Verlengia
Paolo Verlengia
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“Piccola
Antigone e Cara Medea”
con
Teresa Ludovico e Vito Carbonara
Testo:
Antonio Tarantino
Regia:
Teresa Ludovico
Produzione:
Teatro Kismet OperA (Bari)
FLORIAN
METATEATRO Centro di Produzione Teatrale
Stagione
2016-17 (Ottobre-Maggio) “TEATRO D'AUTORE e altri linguaggi”
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